“Ho una rabbia senza speranza”

Barbara Montagnani

di Barbara Montagnani

Barbara Montagnani
Barbara Montagnani in uno dei suoi ambienti, l’Anffas di Sassuolo

21 Agosto 1989.
Incidente in motorino.
33 giorni in coma.
Avevo 19 anni.
Ora ne ho 54.

Mi viene da dire “schifo e basta”. Rabbia verso il destino.
Sono sempre più arrabbiata, adesso ancora più di prima.
Perché? Non riesco a fare quello che fanno gli altri.

Non credo in niente, se non nella forza che abbiamo dentro.
Dentro di me la sento questa forza, una forza enorme. Però non so nemmeno bene cosa questa forza voglia.

Sono passati tanti anni dall’incidente.
Riesco ad avere momenti di serenità ma non so dire nemmeno come vengano: arrivano e basta.
Mi piace leggere, leggo tanto. Sono archivista della biblioteca di Fiorano.

I miei genitori sono anziani. Col papà discuto tanto ma gli voglio un gran bene. Sono preoccupata per quando non ci sarò più: come tirerò avanti? Con la mamma ne parlo spesso. Mi piacerebbe trovare un modo per continuare a vivere nella casa attuale: è anche vicino alla Biblioteca.
Certo, se qualcuno mi proponesse di andare in un centro, in una casa famiglia, prenderei in considerazione la proposta.

Non ho cosiddetti “migliori amici”. Molti si sono allontanati dopo l’incidente.
Per fortuna vado d’accordo con tante persone, questo sì. Sto benissimo in Anffas, per dire, ma i “signori amici”, quelli di una volta, non ci sono più.
La mamma è la mia più grande confidente.

Il mio percorso scolastico è passato dalle Leonardo da Vinci di Sassuolo, poi le Bursi di Spezzano, poi il Corni a Sassuolo che non ho finito a causa dell’incidente.

Correre è la cosa che mi manca di più.

Sono sempre in giro con il mio “cariolino”, come lo chiamo io. Il nome tecnico è deambulatore.

Il mio sogno? Sarebbe andare in India. Poi però ci penso e dico che è meglio di no: sarebbe complicato e basta.

Mi interesso un po’ di politica: non tutta ma alcuni concetti li ho chiari. Ad esempio ho ben chiara l’idea che il PD non sta più in mezzo alla gente. Certo, dipende dalle persone e ci sono eccezioni, ma in generale li vedo lontani come partito.
Mi stava antipatico Berlusconi: pensava ai fatti suoi e basta e della gente se ne fotteva.

Quando sono in giro la gente è sostanzialmente menefreghista nei miei confronti: ognuno pensa ai fatti suoi.

La logopedista dopo il coma mi ha permesso di recuperare la parola ma ho un modo di parlare che mi dà fastidio.

La mia famiglia deve tanto al Dottor Stocchetti dell’Ospedale di Parma: i miei durante il coma avevano paura che morissi ma lui gli ha dato speranza. Mi hanno detto che c’era un altro medico che non credeva che io potessi risvegliarmi e allora la mia cara madre ribatteva: “Io sono sua mamma e sento che si risveglierà”. Aveva ragione lei.
Mia madre. Anche la passione per la lettura arriva da lei.

Leggere è una delle poche cose che ha un senso. La musica? Non me ne frega più nulla.

Sono molto arrabbiata. Chiudo questo mio articolo così.
Non so cosa fare per migliorare la mia situazione e nemmeno cosa sperare.

Barbara e la lettura