Consapevolezza di sé nelle persone con disabilità intelletivo-relazionale.
di Rita Nasi
Perché ho l’insegnante di sostegno? Posso prendere la patente? Da grande mi sposerò e avrò dei figli? Voglio andare a vivere da solo!
Queste sono domande e frasi che chi lavora o vive con persone con disabilità spesso si sente fare e che durante l’adolescenza prendono un altro sapore. L’adolescenza è l’età in cui una persona inizia a provare a ridefinirsi e anche la comunità cambia sguardo: “adesso che sei grande…”, “non sei più una bambina…”
Nonostante sia condiviso da tutti che le persone con disabilità non siano eterni bambin*, rispondere in modo onesto a domande sul futuro mette spesso in difficoltà le persone a cui sono rivolte. Frequentemente queste frasi o domande vengono chiuse in modo generico per ferire o deludere. Queste “non risposte” possono generare ansia, incertezza, paura o false illusioni per il futuro. Perciò è importante accompagnare i bambin* fin dalla primissima infanzia alla propria autodeterminazione e autoconsapevolezza costruendo un rapporto basato sulla verità: cosa sai fare/cosa non sai fare e quando hai bisogno di un supporto esterno.
L’autodeterminazione è un costrutto che ci aiuta a definirci con le nostre caratteristiche: limiti e punti di forza, cosa mi piace e cosa no, in cosa sono bravo e in cosa ho bisogno di aiuto, che cosa è faticoso per me e che cosa è facile… Essere consapevoli delle proprie caratteristiche è la chiave per l’autonomia e la libertà.
L’educazione alla libertà e all’agire deve considerare la dimensione dell’autodeterminazione, anche nel momento in cui le persone presentano disabilità importanti con scarsi livelli di autonomia personale; situazione questa che può alimentare l’equivoco e accreditare la convinzione che si possa decidere per gli altri. Se una persona non parla e non cammina può comunque scegliere ciò che desidera mangiare o indossare definendosi così come persona autodeterminata e autonoma.
La spinta all’autodeterminazione caratterizza tutti gli individui, indipendentemente dalle loro abilità e competenze ed è uno dei domini sui cui si fonda la qualità della vita di ognuno.
Ritornando quindi alle domande iniziali: che cosa rispondere? Il consiglio è quello di declinare la risposta in base alle caratteristiche oggettive di ognuno guidando la persona all’auto-osservazione dei propri limiti e punti di forza.
Certo prendere contatto con i propri limiti può essere doloroso, ma è l’unica strada per poter chiedere aiuto e organizzare i supporti che possano renderci liberi e autonomi.