di Marcello Micheloni
Purtroppo non c’era momento migliore per vedere una trasposizione così bella del capolavoro di Aristofane.
Purtroppo? Sì.
Lo spettacolo è andato in scena praticamente all’indomani di uno dei tanti maledetti incendi che colpiscono ogni anno la Magna Grecia, con l’odore di bruciato ancora nell’aria. E questo articolo esce per la nostra rivista in Ottobre, praticamente all’indomani del feroce scontro tra Hamas ed Israele.
Aristofane, per chi scrive, ha nel suo genio un pessimismo di fondo sottovalutato: sì, il piano di Lisistrata porta a una tregua ma alla fine gli istinti trionfano e così in seguito farà, si suppone, anche quello necessario della guerra. Un pessimismo realista su cui non resta che ridere sopra a crepapelle.
Lo sforzo del grande Mauro Avogadro e dei suoi ragazzi dell’INDA ha divertito ed emozionato il bel pubblico presente. Applaudita soprattutto Vanda Bovo, una Cleonice casinara a sensuale.
Segesta è una location che ti fa pensare alla bellezza più che alla guerra.
Il fumo e il nero intorno, però, riportano alla realtà; proprio come Aristofane.
Lunga vita al teatro, catartico ancora una volta.
Lo spettacolo è andato in rappresentazione all’interno di una rassegna estiva che ha visto mettere in scena, tra gli altri, anche Eschilo, Sofocle e Plauto e ha dato spazio ai volti di tanti artisti oltre alle voce di Alice e al piano di Stefano Bollani.
Non vediamo l’ora che sia il 2024.