Taxi Fillo 6

Taxi Fillo 6

di Filippo Messori

La serata di lavoro arriva con un sacco di buoni propositi ed un leggero retrogusto amaro dato da una giornata difficilotta, ma tutto sommato non capitale.
Si parte con un viscidino che scherza di sconti nonostante la misera tariffa minima richiesta, messo subito al posto suo con risate di circostanza e minacce velate.
Meglio comunque dare una svolta alla serata, penso.
Devo scegliere dunque, duomo o stazione?
Chiamano in stazione, come segno divino è abbastanza.
Arrivo e trovo un collega che ha giĂ  caricato, ma nessun problema, ho una signora bionda, alta e con una graziosa giacca rossa che mi aspetta.
Entra alla chetichella, e bofonchia qualcosa con pesante accento dell’est, tradotto dal sottoscritto come “viale verdi”
Via verso Viale Verdi.
Raggiunto, ovviamente era errato.
Resetto il tassametro, si riparte, direzione una fantomatica “villa verde” della quale ignoro l’esistenza. Cerco sul telefono chiedendomi come facessero prima dell’avvento del grande occhio, e vedo che è un affittacamere di Baggiovara.
Chiedo se sia giusto, la risposta è “Villa Verde”, quindi capisco che sarĂ  una corsa gravosa, avara di serenitĂ , ma gravida di emozioni.
Mi dirigo circospetto verso la meta dubbia in un silenzio sordo.
Arrivati, la cara ospite ha un’idea geniale, quasi un’illuminazione: al cospetto del mio cuore finalmente leggero, comincia vomitare a vulcano in macchina, sui sedili e per terra, una massa rosea informe tra il tonno insuperabile e uno dopo la caduta dagli sci.
Allibito, spiazzato, faccio l’unica cosa possibile per un povero in spirito: bestemmio come un cane.
Nonostante lo smottamento di giaculatorie, la cliente è determinata a raggiungere la sua meta (che abbiamo nel frattempo scoperto essere a Reggio Emilia, aveva gagliardamente sbagliato fermata del treno, facendomi capire dove fosse finito il mio spirito di cui sopra: se l’era bevuto lei), si struscia completamente impanata di succhi gastrici al taxi, rendendolo un coacervo di liquami dal colore indefinito, per poi ricascare, con un sonoro e tragico “plotch” nella vasca di schifezze cui era ormai ridotta la parte posteriore del mio fu abitacolo.
Non posso agire solo, serve aiuto, e penso di fare trentuno portandola al pronto soccorso lì vicino, cercando di tagliare i tempi per poter almeno dare una prima pulita alla vettura, onde che venga digerita conto terzi.
Guido con una mano sola, spruzzandola copiosamente con del detergente miracoloso, se leva il tanfo e mi permette di non stracciare sul cruscotto a mia volta.
Arrivato lì, non vuole scendere.
Le intimo di farlo, ma l’ennesimo conato mi suggerisce di chiedere aiuto ai paramedici.
Dentro ci saranno state 60 persone e nessuno in reception.
Arrivano comunque da fuori, evidentemente richiamati dal fetore, ma niente, non scende ed anzi si addormenta.
La sveglio e le dico che avrei chiamato la polizia, se non fosse scesa.
Chiamo i gufi.
Arrivano due volanti, una regolare e l’altra civetta, due in divisa e tre in borghese, tra cui una cattivissima pulotta anch’essa di origine slava.
I tre in borghese sembravano la banda del Baader-meinhof, tremendi, trucidi, visibilmente un pericolo per loro stessi e per gli altri.
La pilota apre, prende un respiro di aria fresca e urla cose ignote alla disgraziata, in un modo che avrebbe fatto svenire Erich Priebke.
Nel mentre, il piazzale diventa uno spettacolo gratuito della miseria umana, e tutti, pazienti, pulotti e paramedici, si mostrano costernati verso il sottoscritto, un’empatia tangibile che scalderebbe il cuore, se solo ne avessi uno.
La tipa esce dritta come un fuso, paga il corrispettivo di un 7% della corsa, abbraccia il taxi per non separarsene (sporcandolo ulteriormente) e viene portata dentro, verso un tè caldo e, spero, una roulette russa fatta dalla pulotta moldava.

Io mi faccio due ore a contenere il disastro, rinuncio ad un turno peraltro remunerativo, e mi faccio, per non farmi mancare niente, fermare anche dalla finanza, che si impietosisce solo grazie al tanfo di morte che aleggia nel raggio di 70 metri dal mio veicolo.

Grazie a tutti, il carosello ritorna domani.